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Celli Tognon
Inaugurata a Roma il 30 maggio 2025 la mostra Stadi Architettura e Mito. In esposizione anche il progetto dello stadio Nereo Rocco di Trieste, opere dello studio Celli Tognon.
La mostra – la prima grande esposizione in Italia dedicata a questa tipologia architettonica – ripercorre la storia degli stadi, dalla pietra antica del Panathinaiko di Atene ai capolavori contemporanei della tecnica e del design. Cattedrali laiche del nostro tempo, oggi queste architetture monumentali sono molto più che arene sportive: sono centri vitali, specchi delle città, luoghi di rito collettivo, simboli di trasformazione urbana e culturale, dove la vita quotidiana e l’eccezionalità si incontrano.
Un viaggio lungo i secoli che attraversa diversi continenti mettendo in luce l’evoluzione di queste strutture, da semplici spazi per la competizione sportiva a scenari polifunzionali capaci di ospitare concerti, cerimonie religiose, raduni di massa, eventi politici, fiere e performance artistiche, fino a diventare strumento di city branding e nuova meta del turismo globale.
Il percorso espositivo dedica inoltre un focus speciale agli stadi italiani, alla loro diffusione, qualità, al dibattito acceso sulle prospettive di rigenerazione. Non solo un omaggio a un simbolo dell’immaginario collettivo, ma un’occasione per riflettere criticamente su aspetti profondi e spesso trascurati delle nostre città e società.
Celli Tognon Rozzol Melara
Insediamento IACP di Rozzol Melara Trieste di Carlo e Luciano Celli e Dario Tognon (1969-82)
Testo Riccardo Villa, fotografie di Francesco Piazza
“La presenza della dimensione pubblica accanto a quella privata, la densità di popolazione, la concentrazione di servizi, la presenza di spazi tipicamente urbani (la piazza, la strada pedonale), l’articolazione delle destinazioni d’uso, la plurifunzionalità, la varietà di situazioni interne ed esterne, costituiscono alcuni dei criteri fondamentali che hanno permesso di strutturare Rozzol Melara come parte di città, rifiutando quindi, finalmente, il ruolo di periferia degradata che è stato così spesso assegnato agli interventi popolari in Italia” (Carlo Celli)
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